Il gruppo
- Siamo un gruppo fluido, ma radicato. Non siamo tutti antropologi, né tutti escursionisti. Alcuni di noi sono nati in città e hanno scoperto il silenzio solo tardi. Altri sono cresciuti tra querce e dialetti, ma non avevano mai trovato un modo per trasformare la propria memoria in lavoro.
- Ci unisce una cosa sola: la convinzione che la memoria sia il bene più rivoluzionario che abbiamo.
- Crediamo che ogni sapere marginale sia un archivio vivo. Che ogni anziano sia un oracolo incompreso. Che ogni luogo abbandonato possa essere nuovamente abitato, ma senza essere addomesticato.
- Lavoriamo come collettivo: condividiamo parole, strade, decisioni. Il nostro progetto non è perfetto, ma è coerente. Cresce con chi vi partecipa.
Incontra il team
Ogni membro di RadiceRemota porta con sé un paesaggio interiore. Nessuno è qui per caso. Alcuni sono arrivati per una camminata, altri per una ferita, altri ancora per una chiamata che non sapevano di aspettare.
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Sara Meletti
antropologa, coordinatrice del progetto. Si occupa di costruire relazioni tra i territori e le persone. Se il viaggio è un rito, lei ne è la tessitrice.
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Giulio Armentano
camminatore, cartografo emotivo. Mappa i luoghi attraverso racconti e silenzi. È convinto che ogni sentiero abbia un cuore.
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Elena D’Avella
linguista delle madri. Traduce dialetti, ma anche ricordi. È l’anima orale del gruppo.
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Daniele F.
fotografo delle crepe. Non cerca la bellezza, ma la verità che si rivela nelle rotture. Ogni sua foto è un atto di ascolto.
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Letizia G.
pedagogista dei margini. Tiene i diari serali, crea spazi per chi non trova parole. Accompagna chi ha bisogno di rallentare per capire.
Insieme formiamo un gruppo che non guida, ma accompagna. Che non mostra la strada, ma cammina insieme.